28 luglio 2018
ANCHE QUEST'ANNO...
Di accampamenti, falò, passeggiate ed altre delizie sulle Dune di Lacona.
Questa mattina alle 6.00, effettuando la quotidiana ricognizione sulla spiaggia di Lacona alla ricerca delle tracce di ovodeposizione della Tartaruga Marina, ho potuto rilevare - come purtroppo ogni giorno - tracce evidenti dell'incuria e del degrado a cui il prezioso ecosistema spiaggia/duna è sottoposto.
Traccia n.1: tenda piazzata sul piede della duna nell'area retrostante lo stabilimento Sun Beach (vedi foto 1) sotto lo sguardo materno di una delle costose telecamere di videosorveglianza installate dal Parco Nazionale. All'andata gli occupanti dormivano, al ritorno si stavano preparando, fornellino alla mano, una gustosa colazione vista mare.
Traccia n.2: sempre sul piede della duna, all'altezza del fosso, dopo il bagno dei militari e prima del Camping Valle Santa Maria, gli allegri resti di un falò fumigavano ancora, ristorando il sonno di quattro giovani circondati da numerose bottiglie ed altro colorato pattume (vedi foto 2). Anche in questo caso la telecamera di sorveglianza, a pochi metri di distanza, sorvegliava attentamente la scena. Quando, terminato il mio giro oltre il Miramar, sono tornata indietro, il quartetto si stava dirigendo pigramente verso l'estremità occidentale della spiaggia per la colazione, lasciando intatte sul luogo le testimonianze del proprio operato, fumaiola compresa.
Abbiamo subito, come da prassi, avvisato i Carabinieri. Purtroppo non avevano pattuglie disponibili...
Nella passate settimane di pattugliamento ne abbiamo viste - e debitamente segnalate - di tutte: accampamenti di canoe e tende, mezzi meccanici che riducevano la spiaggia a un cantiere, quotidiano martirio del cordolo di contenimento ormai definitivamente declassato a passatoia. E questo solo per quanto riguarda la parte visibile dalla spiaggia: per nostra esperienza le violazioni nella parte più interna e nascosta dell'area dunale sono sicuramente più numerose.
Legambiente ha denunciato già a partire dal 2016 e con maggiore preoccupazione nel 2017 la situazione di involuzione del progetto Dune, sul quale il Parco ha investito ingenti capitali e per il quale la nostra Associazione, insieme ad altre forze del territorio, ha speso tante energie. 
Abbiamo portato l'attenzione, non da soli, sull'inefficacia dei goffi minuscoli cartelli di segnalazione, sulla pericolosità degli invitanti "buchi" nella recinzione, sul progressivo trasformarsi dei sacconi ormai sfondati in una trafficatissima strada pedonale,  sull'invasione dell'area recintata ormai quotidiana e indisturbata. 
Continuiamo a chiederci a cosa servano e chi controlli le telecamere sulle dune costate decine di migliaia di euro; continuiamo a chiederci e chiedere se la "salvaguardia dell'area dunale" è un progetto del Parco Nazionale o è stato solo un costoso spot, presto reso obsoleto da altre esigenze comunicative.
Per Legambiente Arcipelago Toscano
La presidente
Maria Frangioni

23 agosto 2017

 

Camping (abusivo) Dune di Lacona

Attività vietate e inciviltà quotidiana mettono a rischio l’area protetta

Il 2 agosto Legambiente ha inviato al Parco Nazionale dell’Arcipelago una segnalazione nella quale faceva presente che «In questi ultimi giorni è stato realizzato nella parte retrodunale di Lacona, nel territorio del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, un vero e proprio accampamento di tende e attendamenti di vario genere, con un forte impatto sulla vegetazione e produzione di sporcizia e disturbo. Siamo ritornati quindi, nonostante la presenza delle telecamere installate dal parco, ad una situazione di accampamento abusivo quale quella che si presentava prima dei precedenti campi di volontariato e sorveglianza di Legambiente».

La presidente di Legambiente Arcipelago Toscano, Maria Frangioni faceva presente che si tratta di «Una situazione intollerabile sia perché il campeggio nel Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano è vietato dal DPR istitutivo del Parco, dalla legge 394/91 e dal Piano del Parco, sia per il forte impatto sull’ambiente per la cui tutela è stato realizzato anche un progetto Life dell’Unione europea.  I nostri due operatori presenti hanno tentato di convincere i campeggiatori abusivi a sloggiare, ma senza risultati» e aggiunge: «Le nostre comunicazioni alle forze dell'ordine purtroppo non hanno sortito nessun effetto».

Inoltre, visto che all’interno degli accampamenti si svolgono anche attività di cottura di cibo, è evidente il pericolo di incendi - in un periodo per il quale la Regione Toscana ha decretato il massimo allarme e chiesto lo stato di emergenza - così come l’inquinamento provocato dallo smaltimento nell’ambiente di liquami e deiezioni umane.

Ora i campeggiatori abusivi, italiani e stranieri, hanno quasi tutti abbandonato le dune, lasciandosi dietro rifiuti e detriti di ogni genere, ma continua lo stillicidio giornaliero di piccioli abusi perpetuato da italianissimi bagnanti che  abbattono i cartelli del Parco, abbandonano rifiuti, strappano e scavalcano le recinzioni, calpestano le dune protette, di giorno e di notte, impunemente e sotto le telecamere del Parco. E’ chiaro che un piccolo presidio di volontari basta solo a tamponare temporaneamente un assalto incivile incessante e che, senza un’azione preventiva e repressiva del Parco Nazionale e delle forze dell’ordine, l’acquisto delle dune e le strutture protettive e di ripristino realizzate rischiano di servire davvero  poco. Così come è inutile avere una legge che proibisce di abbandonare le cicche in spiaggia e poi vedere centinaia di persone che lo fanno quotidianamente e impunemente senza che sia mai stata elevata un sola multa.   

Insomma, il campeggio abusivo, vietato anche sull’intero territorio del Comune di Capoliveri e dell’Elba, è praticato tranquillamente - sia da italiani che da stranieri - in una delicatissima zona retrodunale che dovrebbe essere protetta dal Parco Nazionale e dall’Unione europea. Mentre agosto si avvia verso la fine, non c’è stato nessun intervento e Legambiente invita nuovamente tutte le istituzioni coinvolte a  prendere gli opportuni e immediati provvedimenti perché questi abusi non si ripetano anche nella prossima stagione turistica. Le Dune di Lacona non meritano tutto questo.      


 27 luglio 2017

 

Non si uccidono così le Dune di Lacona

Le Dune protette calpestate e sporcate durante un festival cinematografico

Stamattina,  appena arrivati sulle Dune di Lacona alle 9,00  una dei volontari di Legambiente che gestiscono il punto informativo in pineta  hanno fatto un sopralluogo  sulla spiaggia per controllare eventuali danni alle dune, cosa che l’associazione ambientalista temeva che ci sarebbero stati a causa dell’autorizzazione a svolgere il film festival la notte prima.

Quello che è emersa  è una situazione davvero insostenibile in una Zona B del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, in parte acquistata dallo stesso Ente Parco e “recintata” grazie a un Programma Life dell’Unione europea che ha finanziato la protezione e il recupero dell’ultimo ambiente dunale di una certa consistenza dell’Arcipelago Toscano. Una zona sottratta al degrado e agli abusi grazie alla lotta degli elbani e degli ambientalisti.  Infatti, le dune, teoricamente non percorribili e dove i gigli di mare sono in piena fioritura, erano state abbondantemente calpestate durante la notte, come dimostrano le impronte umane visibili dappertutto nella zona protetta più vicina alla spiaggia. Inoltre all’interno dell’area dunale erano sparsi volantini e abbondavano i mozziconi di sigarette spenti nella sabbia  all’interno e sopra il cordone di contenimento in juta della duna.

I bagnanti hanno segnalato a Legambiente che i tre gazebi montati dagli organizzatori del festival cinematografico proprio a  ridosso del cordone  erano stati lasciati in maniera molto disordinata. I sacchi della spazzatura erano aperti e i rifiuti riversati a  terra volavano ovunque in balia del vento. Sul retro, sopra i cordoni molti  mozziconi, fazzoletti e  plastica.

Mentre scriviamo la spiaggia si sta riempendo di bagnanti e i rifiuti sono ancora lì, tranne i mozziconi che sono stati rimossi dalla volontaria di Legambiente.

Che autorizzare una manifestazione notturna di questo tipo, con una postazione che vende alcolici, proprio di fronte a un ambiente così delicato, senza nessun tipo di controllo, portasse a una situazione del genere era  prevedibile  e fa molta rabbia veder vanificato in questo modo in una notte il lavoro di Legambiente e del Parco Nazionale.

Ribadiamo che rilasciare un permesso  per un evento simile in zona protetta è paradossale e invitiamo il Parco Nazionale a chiedere conto, anche economicamente,  agli organizzatori  dei danni provocati e delle eventuali violazioni delle norme di comportamento concordate con lo stesso Parco.  Chiediamo anche che il Parco, che è nell’evidente impossibilità di sorvegliare lo svolgimento della manifestazione, per salvaguardare l’integrità di un habitat che ha deciso di tutelare, valuti l’immediata sospensione del festival che ha provocato l’invasione delle Dune, visto che agli organizzatori dell’evento tutto questo non sembra interessare.