04 aprile 2018

IL DEFUNTO LAGHETTO ROSSO DI MINIERA


E così le ruspe hanno seppellito definitivamente una delle più affascinanti attrazioni del versante nord-orientale dell'Isola d'Elba: il primo del Laghetti Rossi è stato cancellato da quella che è a tutti gli effetti una discarica di terra sdoganata come "bonifica".


Per adesso è sparito solo il primo Laghetto, poco più di una vasta pozzanghera che si formava con le piogge autunnali e lasciava, in primavera, un cratere multicolore incorniciato dalla montagne brune, grigie, verdi delle scorie di lavorazione, sul primo piazzale raggiungibile dalla strada che porta al Calendozio.


Di quel laghetto rosso ormai ne rimane inutilmente il ricordo sulle innumerevoli foto sui social network, su tutti i siti di promozione turistica e sui mille manifesti, che adesso dovranno anche spiegare alle centinaia di turisti che lo cercheranno che si trattava di un pericolosissimo, infido sito dal quale si spandevano veleni mortali; e che per questa stessa ragione un successivo stralcio del progetto di bonifica prevede la cancellazione di un altro stupendo Laghetto nelle vicinanza, incastonato nella sua valle profonda e silenziosa.


Ma dovranno spiegarlo molto bene. Dovranno spiegarci da dove si evince la specifica pericolosità proprio dei due laghetti, in un intero versante le cui viscere piene di minerali e metalli pesanti sono state messe allo scoperto da secoli. Perché se così fosse un intero versante sarebbe da ricoprire, e non solo le due bellissime e sfortunate pozze.


Dovrebbero spiegare perché, se era così pericoloso, per tutti questi decenni non era stato messo neanche un cartello di avviso - forse perché era ovvio che a nessuno, neanche agli animali, sarebbe mai venuto in mente di berne le acqua? forse perché in tanto tempo non si è registrato un solo caso di intossicazione? Forse perché le analisi Arpat hanno rilevato un inquinamento abbastanza modesto, tanto da dare al progetto di "bonifica" un parere molto tiepido e “problematico”?


Dovranno spiegare con quale criterio si è stabilito di bonificare proprio il famoso laghetto effimero e non, per esempio, la fetente discarica abusiva li accanto che nasconde ogni tipo di rifiuti.


Ma forse pretendiamo troppo. Forse è meglio non discutere di criteri con chi cancella gioielli della natura e della storia elbana invece di vederli come risorse per uno sviluppo turistico intelligente, e più in generale come doni del nostro passato al nostro futuro.

14 marzo 2017

 

https://www.youtube.com/watch?v=Es3VBySwWg8

 

Salvare i laghetti rossi, bonificare le discariche, valorizzare le aree minerarie di Rio Marina

Dopo la conferenza dei servizi del 22 dicembre 2016 che ha bocciato il “Progetto di bonifica del sito loc. Puppaio” Legambiente ritiene che sia doveroso aprire un confronto pubblico sul futuro di quell’area delle ex miniere di Rio Marina, per evitare tra l’altro che scompaiano i “laghetti rossi” diventati il simbolo stesso delle miniere elbane e di un’area compresa nella World Heritahge list of geological sites of Unesco.

Il progetto di bonifica è già avviato e suddiviso in due zone, Puppaio 1 e Puppaio 2, nelle quali si prevede la cancellazione dei laghetti rossi. Infatti, quello che si nota subito arrivando nella zona del Puppaio 1  è la vecchia discarica illegale di rifiuti (situazione denunciata più volte da Legambiente negli anni passati) che contiene non solo gli inerti edili a cui era destinata e che avrebbero dovuto essere lavorati in loco per diventare materiale da riutilizzare in ambito edilizio e per la pavimentazione di strade, ma ammassi di materiali, anche pericolosi, e plastiche. Invece, sulla sinistra della strada, entrando in un grande spiazzo, si notano cumuli di  materiali minerari e più recenti di terra giallastra, contenenti al loro interno materiali di risulta  e che, a quanto pare, dovrebbero servire a tombare  completamente il piccolo laghetto rosso alimentato dall'acqua piovana, che prelude al piccolo canyon che porta a una terrazza panoramica sul canale di Piombino. Vecchi pneumatici, materiale di scarto edilizio e un vecchio mezzo asfaltatore fanno da cornice a quella che, a tutti gli effetti, è una nuova discarica.

Da quanto si legge negli atti del Comune di Rio Marina, il tutto dovrebbe essere semplicemente ricoperto con terra, per seminare un prato a bonifica del luogo che presenterebbe forti quantità di arsenico. Ma dagli atti nella relazione geologica, commissionata dallo stesso Comune nel 2011, non vengono evidenziati nei laghetti rossi livelli di metalli fuori dalla norma: nel progetto esecutivo C, relazione tecnica Si legge, alla pagina 48 punto 17,che Il sito nel suo insieme non presenta particolari fonti di contaminazione se non quelle praticamente naturali dovute al materiale in posto soggetto  nel passato ad attività estrattiva”, sia a Puppaio 1 che a Puppaio 2. Inoltre per il progetto che si intende realizzare (pag. 49 punto 17si prevede "un fallimento anche  vicino al 50%”

Secondo Legambiente la bonifica più urgente è quella della grande e indecente discarica del Puppaio, realizzata dentro un Parco Nazionale e nella Zona speciale di conservazione e Zona di protezione speciale Elba Orientale. I rifiuti vanno tolti da quell’area e non ce ne vanno portati di nuovi, come forse qualcuno vorrebbe fare.

Se il laghetto del Puppaio 1 è poco più di una pozza che si prosciuga durante l’estate, dai documenti in nostro possesso  risulterebbe che anche gli altri laghetti rossi ben più cospicui saranno oggetto di copertura con materiale similare, dopo però aver messo in opera una impermeabilizzazione del fondo con materiale apposito, anche se le relazioni tecniche assicurano che il fondo dei laghetti è già di per sé naturalmente impermeabile, tanto da favorire il ristagno dell'acqua piovana.

Legambiente chiede a tutte le istituzioni interessate di ripensarci, di fare in modo di non cancellare quelli che sono ormai diventati i simboli stessi delle miniere, immortalati in innumerevoli foto di escursionisti e nello stesso materiale pubblicitario di Comune e Parco minerario che illustra le bellezze uniche delle miniere riesi.

Ricoprire completamente i laghetti rossi sarebbe cancellare un pezzo di storia e bellezza, e già troppa storia e bellezza è stata cancellata in quell’area, a cominciare dalla demolizione del Dormentorio e dalla privatizzazione della spiaggia della Villa del Direttore, che chiude l’accesso anche ad un importante sito archeologico.   

Legambiente Arcipelago Toscano ritiene le bonifiche assolutamente necessarie, ma ritiene altrettanto necessario – mentre circolano addirittura ipotesi di piste da motocross nell’ex area mineraria del Parco Nazionale – mantenere le caratteristiche che rendono quei luoghi unici al mondo, non rinnegando la loro storia e valorizzando le attività agricole, turistiche, escursionistiche e degli sport outdoor  sostenibili che si sono faticosamente affermate.

Le bonifiche devono prima di tutto cancellare la vergogna delle discariche abusive, non i laghetti rossi: noi chiediamo che le particolarità ambientali dell’area – anche quelle “difficili” da gestire – siano assolutamente valorizzate e mantenute là dove possibile.

L’area mineraria ha bisogno di un progetto vero, condiviso, sostenibile, che guardi al futuro non cancellando le radici del passato, chiediamo al Comune di Rio Marina e al Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano di aprirsi al confronto e all’ascolto dei cittadini, delle associazioni e delle categorie economiche che hanno idee per la valorizzazione di un territorio tanto bello quanto ancora poco conosciuto.   

Nelle prossime settimane Legambiente e altre associazioni e imprenditori presenteranno le loro proposte, per salvare i laghetti rossi, realizzare la bonifica e valorizzare le aree minerarie di Rio Marina in modo sostenibile.